Alzi la mano chi non ha avuto esperienze spiacevoli ad un colloquio di lavoro! L’ansia, unita alla Legge di Murphy (quando qualcosa non deve succedere, è la volta che succede), possono giocare brutti tiri… fosse anche il classico crampo intestinale a metà intervista.
Ebbene, c’è di peggio… molto peggio!
Ecco una raccolta di orrori, presa rigorosamente dalla rete. (La traduzione dall’inglese è mia).
Il tempo è denaro
Al colloquio in un’azienda di medie dimensioni, e dopo una lunga intervista di due ore, il tizio se ne uscì così:
- “Beh, ascolta: sei un ottimo candidato… ma noi avevamo già deciso per qualcun altro“.
(Grande!, grazie per avermi fatto perdere il mio tempo, eh!)
Mi disse che il mio colloquio era ormai stato messo in agenda, e non voleva essere… maleducato.
Tre settimane dopo ero già assunto in un altro (e molto migliore) posto.
Sta di fatto che mi richiama quel tizio, tornando ad offrirmi il lavoro. Al che io:
- “Mi ha detto che stavate già procedendo con qualcun altro.“
- “N-n-n-no che non l’ho detto!“
Click.
(Fonte: Lifehacker)
E’ un postaccio!
L’intervista stava andando benone. La donna che avrebbe dovuto essere il mio boss mi amava:
- “Lei è davvero uguale a come ero io dieci anni fa!, proprio ciò che avevo chiesto al mio capo!”.
Poi, le cose cominciarono a girare in modo strano.
La donna mi chiese dove vivessi, e glielo dissi. Era ad un’ora di distanza; ma per chi vive nel nostro paese – chiamiamolo Bohville – non è inusuale impiegare più di un’ora per andare al lavoro: è così che stanno le cose, e punto.
Al che, lei cominciò a rimuginare:
- “Dunque pensava di traslocare qui vicino?”
- “Uhm… a meno che io non abbia male interpretato la vostra potenziale offerta, no. Questa zona è pazzescamente cara: dove vivo ora, affitti e costo della vita sono molto minori.”
- “Sì, ma… lei sta a Bohville! Non è un posto molto… ehm… piacevole.”
(Nota: la nostra città è spesso malignamento definita “ghetto”, semplicemente perché è l’ultima con prezzi accessibli nella regione, e non è al 90% bianca)
- “…Guardi: il nostro tasso di criminalità è il più basso della regione, le due principali autostrade dell’area passano di lì, e le nostre scuole sono eccellenti. Non sarà elegante, ma per me va benone.”
- “Ah, ok… Allora pensa di fare avanti e indietro, insomma. E della vita da pendolare, che cosa mi dice?”
- “Ho fatto il pendolare per distanze maggiori, e per meno; e comunque quello del trasporto è un problema mio, non suo.”
Fece una pausa, e pensavo che stesse per chiuderla qui. Invece gettò un’occhiata alla mia mano:
- “Vedo che lei è sposata. Suo marito non guadagna a sufficienza per evitarle di vivere là?“
- (Digrignando i miei denti) “Nemmeno il salario di mio marito è un suo problema.”
Una settimana dopo, mi avvisarono di aver optato per un candidato che viveva più vicino. La donna che sarebbe stata il mio capo era incazzata, perché il candidato era di gran lunga meno qualificato di me.
Fonte: Lifehacker
Parenti serpenti
Il colloquio mi venne fatto da un avvocato, che mi chiese quale professore di diritto costituzionale avessi avuto all’università.
Poi l’uomo mi chiese cosa pensassi di quella docente.
Risposi che noi studenti non avevamo mai la più pallida idea di cosa dicesse alle lezioni la donna, perché insegnava proprio da schifo.
Al che l’intervistatore mi disse che era sua moglie. Avevano cognomi differenti.
Inutile dire che non ebbi il posto!
Fonte: New York Post
NB – Ho letto una storia analoga dove il candidato ha passato l’intero colloquio a parlar male del suo capo, per poi scoprire che era un parente dell’intervistatore. Meditate, gente, meditate…
Fulminante
Nel bel mezzo del colloquio, un tizio entrò nella stanza e disse alla mia intervistatrice che doveva rispondere ad una telefonata.
Lei prese la cornetta; e nell’arco dei successivi 30 secondi passò dall’essere professionale, all’espressione di orrore, ai singhiozzi, e infine allo scoppiare in lacrime.
Quindi fu aiutata a lasciare la stanza, lasciandomi da solo a chiedermi cosa diavolo fosse successo.
Si scoprì che la telefonata era del suo dottore, e la informava che il marito era appena morto di attacco cardiaco fulminante.
Fonte: JobMob
Quando si dice ‘il genio’
- “Qual’è il miglior risultato che ha ottenuto?”
- “Scrivere il mio primo racconto!”
- “Intendevo qualcosa che ha conseguito in ambito lavorativo.“
- “Beh, in effetti ho scritto la maggior parte di quel racconto proprio al lavoro!“
Fonte: SkilledUp
Il mondo è piccolo
(Questa, secondo me, le vince tutte!)
Arrivo al colloquio presto. Mentre aspetto nella reception, vedo la porta di un bagno, e decido di andare a dare una controllata al trucco.
Mi trovo lì, con tutti i miei trucchi sparsi sul lavabo, quando entra una donna in tailleur.
Ci scambiamo quel rapido sorriso di riconoscimento che è tipico di quando incontri un estraneo in un bagno pubblico.
Lei entra nel gabinetto, e io torno al mio trucco.
Ciò che arriva alle mie orecchie subito dopo, è il rumore del sedere di quella povera donna che esplode.
Non ho mai sentito nulla di simile, né prima, né dopo.
Ho iniziato freneticamente a raccogliere le mie boccette infilandole nella borsa, in modo da uscire di lì e lasciare quella donna libera di esplodere in santa pace; ma poi è arrivata la puzza. Ed era così terribile, che pensavo di vomitare… allora sono corsa via, lasciando dietro di me una scia di rossetti ed eyeliner che cadevano in terra.
INDOVINATE CHI DOVEVA FARMI IL COLLOQUIO?
Entrambe siamo quasi morte, quando mi hanno introdotto nella stanza e ci siamo riviste.
E’ stato il colloquio più imbarazzante della mia vita. Lei è diventata bordeaux sino alla cima del capelli… ed è rimasta così per tutto il tempo.
Io potevo a malapena parlare dall’imbarazzo; ma con lei c’era un collega!, quindi non c’era modo di chiarirci e diradare la… nebbia (ha ha ha).
A un certo punto il collega è dovuto subentrare, perché lei proprio-non-ce-la-poteva-fare.
Avrei voluto trovare la buca più vicina, e strisciarci dentro.
Fonte: Lifehacker