Riflessioni

La lezione de ‘Il conte di Montecristo’

Lo so che il mondo è una sala da gioco dalla quale bisogna uscire gentilmente e con dignità, cioè salutando e pagando i propri debiti.
(Edmont Dantès)

Immagine tratta da Wikimedia Commons

Un paio di anni fa ho rimediato a una considerevole lacuna: non avevo mai letto “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas.

Non sono molto avvezzo a questi romanzi storici (preferisco i saggi, oppure la fiction) quindi ho fatto una certa fatica a muovermi tra i vari personaggi. Ho dovuto anche costruire una sorta di schema per ricordare i vari intrecci:

Ciononostante, il libro mi è piaciuto moltissimo.

E sono convinto che, da esso, si possano trarre alcuni insegnamenti piuttosto interessanti – sia per la vita, sia per il lavoro.

A mio modesto avviso, eccoli qua.

L’importanza degli obiettivi

Ben presto avvertì che la luce tornava nel suo cervello; tutte le sue idee, vaghe e quasi inafferrabili, riprendevano il loro posto in quella scacchiera meravigliosa nella quale forse poche caselle in più bastano a stabilire la superiorità dell’uomo sugli animali.

In pirigione e quindi confinato in un luogo dal quale non trova uscita (ottima metafora di stati mentali), Dantès ritrova la speranza grazie all’Abate Farìa, che gli prospetta una strada per evadere: ossia, un obiettivo.

Per quanto possa sembrare ovvio, senza obiettivi non si sopravvive. Senza trovare un modo per “stare bene anche nelle difficoltà”, ci si rassegna… e quindi – alla lunga – ci si lascia morire dentro. E’ la depressione.
 

Usare le loro stesse armi

I nemici del Conte vengono sconfitti sul piano delle loro stesse armi:

  • Potere militare (Fernand),
  • Potere giuridico (Villefort),
  • Potere finanziario (Danglars).

Il primo si suicida con la sua arma, il secondo viene messo a processo, il terzo va in bancarotta.

Non male, come ricaduta karmica!
 

Il valore del denaro

Senza denaro, il Conte non sarebbe probabilmente riuscito a mettere in atto l’intero suo piano – che ha richiesto un considerevole esborso, tra necessità materiali e bustarelle e quant’altro.

Se il Conte riesce, è grazie all’eredità di Farìa.

E’ quindi indubbio che il vil denaro, in questo mondo materiale, faciliti le cose.

Anche se non è un fattore decisivo: è in fondo un mezzo per conseguire gli obiettivi, e – come scritto – sono questi ultimi a contare.
 

L’ignavia non paga

Un quarto personaggio, Caderousse, era stato implicato nella congiura contro Dantès.

Benché questi non vi abbia partecipato come esecutore diretto, non fa nulla per evitarla. Anche in seguito, poi, si mostra interessato solo al proprio orticello.

Verrà alla fine ucciso (da Benedetto, il figlio illegittimo di Villefort)…

…Perché Dumas, evidentemente, ritiene che l’ignavo sia complice (se non correo) di coloro che fanno il male.

Anche i piani perfetti sono soggetti ad imprevisti…

Il preciso ingranaggio di vendetta del Conte s’inceppa quando Valentine- la figlia di quel Villefort che lo aveva processato – si innamora di Maximilien Morrel, figlio del suo datore di lavoro e amico, e persona carissima al Conte stesso.

E’ un evento del quale Montecristo non era a conoscenza, né prevedeva o sospettava.

Ne consegue una necessaria modifica del piano… che viene quindi rettificato in base ai sentimenti del Conte: Valentine, originariamente destinata a morire, viene fatta credere da tutti defunta, ma in realtà salvata.

…e ne può nascere persino un mondo migliore

Bisogna aver voluto morire, Maximilien, per sapere quanto è bello vivere.

(Il Conte a Morrel)

Da questo evento accidentale, nasce un’inattesa opportunità di redenzione per il Conte: l’intero piano culmina nel lieto svolgimento del progetto d’amore tra i due giovani.

Anche se il finale è piuttosto tragico, non tutto è andato perduto!

L’amore resta sempre

“Oh, sì, ti amo! – disse lei, – ti amo come si ama il proprio padre, il proprio fratello, il proprio marito! Ti amo come si ama la propria vita, come si ama il proprio Dio, perché per me tu sei il più bello, il migliore, il più grande degli esseri creati!”

(Haydée al Conte)

Anche per un cuore indurito come quello di Montecristo ed anche alla fine di una vicenda così dolorsa e cruenta, resta sempre un barlume d’amore: quello per Haydée.

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